19 March 2008

Taglio da Phil

Un mese fa ho tagliato i capelli. Fatto in sé poco rilevante direte voi. Sbagliato. Se una donna taglia i capelli, dietro c'è sempre qualcosa di più di una semplice taglio di forbici. Parliamoci chiaro. Lo shopping sfrenato, il barattolo confezione famiglia di Nutella o la vaschetta di cioccolato variegato sono ottimi mezzi antidepressivi, il taglio di capelli è qualcosa che cambia. E li batte proprio tutti, non ci sono colpi di sole, meches o tinte che tengano. Quello che conta è il taglio, quel colpo di forbici netto che cambia qualcosa. In principio, lo ammetto, non ne ero sicura. Il dilemma con i centimetri esiste anche in questo ambito, credeteci. Poi mi sono decisa e mentre il mio parrucchiere di fiducia Phil sforbiciava sulla mia testa, non mi sembrava che tagliasse mai abbastanza. Finché ho guardato in basso, dalla mia mia poltroncina girevole, per verificare compiaciuta quanto avesse tagliato e non ho potuto far altro che sorridere.
Dietro il taglio dei capelli c'è sempre qualcosa da capire. Perchè non è la stessa cosa tagliarsi le unghie dei piedi o farsi la ceretta? Perchè non sono operazioni meditate così a lungo come lo è invece una visita dal parrucchiere, spesso supportata da ritagli di giornali con foto di attrici, cantanti e modelle da cui copiare il taglio? Evidentemente l'inconscio trova una realizzazione più concreta in questo atto, e forse ciò accade per il semplice motivo che un taglio di capelli è più visibile, agli occhi di tutti, di quanto non lo sia una ceretta alle gambe (giusto?). Ma non fraintendetemi. Non credo che una donna si tagli capelli con l'unica intenzione di comunicare qualcosa a chi ha intorno; qualcosa dentro è già cambiato e, al momento del taglio, il cambiamento c'è già stato, comunicarlo agli altri ormai è un surplus.
Io li ho tagliati come quando avevo sedici anni. Frequentavo il liceo scientifico, cercavo di sopravvivere durante il quadrimestre, ascoltavo i Dire Straits, giocavo in una squadra di pallavolo e i ragazzi mi interessavano quanto l'andamento del campionato di Under 18. In particolare mi ricordo tale Daniele Buttafava di Crescenzago che incontravo al ritorno da scuola in metropolitana. Senza macchina entrambi vista l'età, ci vedevamo il sabato pomeriggio in centro. Niente di esagerato, stavamo semplicemente insieme senza pensieri né complicazioni per il solo gusto di crearsele. Ma quando tornavo a casa, ero contenta, ero stata bene e le ore con lui erano volate. Non tornerei indietro ai miei sedici anni, ma può essere che per un periodo della mia vita abbia perso di vista esattamente chi sono e cosa voglio, o semplicemente il modo per poter stare bene come accadeva a quell'età. Prima di tutto con me stessa. C'è un momento in cui ci si ferma e si capisce cosa è più giusto, nei limiti di ciò che ci è permesso vivere, e si ritrova l'equilibrio prima di tutto con sè stessi e poi con le persone. Lo stesso equilibrio ricercato nel verificare che i capelli siano tagliati alla pari sia a destra che a sinistra. Questa volta, me li hanno tagliati dritti e ho fatto pace con me stessa.

6 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Quando non coincide più l'immagine che hai di te
Con quello che realmente sei
E cominci a detestare i processi meccanici e i tuoi comportamenti
E poi le pene che sorpassano la gioia di vivere
Coi dispiaceri che ci porta l’esistente
Ti viene voglia di cercare spazi sconosciuti
Per allenare la tua mente a nuovi stati di coscienza

4:51 AM

 
Anonymous Anonymous said...

sti..zzi non andrò mai più dal parrucchiere!

6:43 AM

 
Anonymous Anonymous said...

grazie per l'articolo... certo che se di tanto in tanto mi rispondessi al telefono...

12:56 AM

 
Blogger Scettico said...

Che dire? Per fortuna ho ancora la barba...

3:50 AM

 
Anonymous Anonymous said...

necessita di verificare:)

12:19 PM

 
Blogger Dr. Pippity said...

Verificare cosa? :-)
sei phil?

11:44 AM

 

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