21 November 2006

ADotta un A.D.

Io vivo in una mansarda. In una specie di casa di corte alla Melrose Place dove la maggior parte dei vicini di casa ha un giardino, oltre che a una taverna. L’inquilino del piano terra ha anche una mini piscina di quattro metri quadrati. Ebbene, se il mio nucleo famigliare non fosse composto di un solo elemento singolo, con ogni probabilità avrei optato per la soluzione appartamento più qualche metro di verde. Avrei di sicuro un cane, un rottweiler, oppure un gatto (andrei a ricercare Achille) e perché no, un asinello. Si dà il caso, infatti, che si possa adottare un asino (www.asinomania.com). Dopo un periodo di affidamento preadottivo, una sorta di prova di tre mesi, per chi nutrisse ancora dubbi se ospitare o no un ciuchino a casa propria, l’adozione è possibile. Nel mio caso, non avendo uno sputo di verde dove farlo stare, potrei adottarlo a distanza. Certo, non riceverei lettere in cui mi racconta i suoi progressi e quanto mi è grato per averlo adottato, ma potrei ricevere le sue foto per seguire la sua crescita e andare a trovarlo ogni domenica per spazzolarlo un po’. Non mi convince. Così, prendo e faccio una ricerca in rete per vedere se posso fare qualche altro tipo di Adozione, presa da una frenesia di Dalila Di Lazzaro. Tramite il CTS, si può adottare un delfino… no, si tratta di un’adozione simbolica, non posso nemmeno tenerlo nella vasca da bagno, e tanto non ho neppure quella a casa mia. Sul sito del Parco Delta del Po, scopro che posso adottare un fenicottero con solo dieci euro, se ne prendo due ho anche uno sconto e ne pago solo quindici. E posso anche dargli un nome. Come farlo a riconoscere tra i 1.118 fenicotteri che popolano l’intero parco rimane un mistero. Trovo anche un sito dove è possibile adottare un vigneto, diventando proprietario di una porzione di terra di qualche prestigioso vigneto italiano, per poi ritirare le bottiglie del mio vino presentando semplicemente il Certificato di Adozione delle mie viti. Si, ma se non vado a raccogliere l’uva personalmente e saltare in un catino sui grappoli d’uva, che gusto c’è? Quando inizio a perdere le speranze, finalmente qualcosa di interessante: Aderisci anche tu alla campagna “ADotta un A.D.”.
Come, come? Vuoi dire che posso adottarmi un A.D. da tenere in casa? L’amministratore Delegato di un’azienda è quella figura sufficientemente lontana dalla tua vita quotidiana in ufficio da non esserti odioso o insopportabile. Difficilmente avari incubi notturni o pensieri suicidi all’idea di tornare in ufficio il lunedì mattina e vedertelo di fronte. Pochi contatti, magari qualche saluto in corridoio, ma la verità è che un amministratore delegato non ti starà mai sul collo come un direttore nevrotico, un responsabile despota o un superiore tirannico. Magari è pure un gran figo. Si, perché non è detto che si aggiri intorno all’età del pensionamento, e con ogni probabilità, esercita su di te, dipendente (nel vero senso della parola) dell’azienda che lui gestisce come una partita di Monopoli, un certo carisma, fascino o libidine nell’orario lavorativo e non solo. Mai pensato ad un A.D. da adottare. Perché farlo? Saranno bisognosi di affetto, coccole, carezze? E poi che faccio? Me lo porto a casa dopo le 18? Magari lo adotto a distanza, nel senso che lo lascio in azienda e io lavoro da casa. Forse e lui che dovrebbe adottare me. Ad ogni modo, niente di quello che pensavo. In verità, trattandosi di un’iniziativa Unicef, mi sa che è qualcosa di ben diverso da quello che pensavo.

3 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Accidenti che casino! Adesso ho un blog anche io!
Che cosa ci faccio?

3:58 AM

 
Blogger Dr. Pippity said...

Ci scrivi? :-)

4:03 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Ma cosa ci scrivo,sei tu il mio ufficio stampa!

5:23 AM

 

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