05 December 2006

Guardati alle spalle dall’orso Yoghi

Stamattina mi sono svegliata chiedendomi: dove sarà Achille? Stai a vedere che prima o poi mi tocca andare su RaiTre a “Chi l’ha visto?” se non si fa vivo prima lui.
Ma i gatti hanno 7 vite, questo lo dicono un po’ tutti e mi lascia più tranquilla. Gli orsi ne hanno 27, questo lo dice Walter Moers, autore di “Le tredici vite e mezzo del Capitano Orso Blu”, e mi lascia più dubbiosa. Se fosse così, tuttavia, potremmo stare sereni visto che allo stato attuale gli orsi rischiano di sparire dal pianeta (hai voglia poi a rivolgerti a Federica Sciarelli e sperare che qualcuno chiami dicendo che ne ha visto uno passeggiare fuori dalla baita). Riguardo ciò, ho letto qualcosa nelle ultime pagine di un libro acquistato due giorni fa, “La strategia dell’orso” di Lothar Seiwert. Avete in mente quei libri che richiamano l’attenzione per la copertina, il nome dell’autore e che, senza accorgertene, ti ritrovi a pagare alla cassa, dopo aver letto sulla quarta di copertina frasi come: “Impara dagli orsi, la forza è nella calma”? Frasi ad effetto da mandare direttamente in soffitta, con un bel calcio assestato sul posteriore un personaggio come il saggio Yoda.
Così l’ho comprato. E l’ho letto. Un elogio alla grande calma degli orsi, all’arte del totale rilassamento di spirito e corpo, così come alla capacità di tirare fuori all’occorrenza forza e dinamismo per difendersi e cacciare. Perché mica sono scemi questi orsi, al momento sembrano morbidi, teneri, giocherelloni, ma se si incazzano, sono cavoli amari…
Insomma di strategia si parla, pensando alla forza, alla calma e alla saggezza degli orsi, soprattutto pensando a questa trovata dell’andarsene in letargo per quasi cinque mesi l’anno. Mica scemi davvero. Mi rintanerei pure io nella mia mansarda in attesa dello svernamento con gran scorte di mele, uscendo solo di tanto in tanto nelle giornate più soleggiate, per ricadere subito in un profondo torpore fino a primavera. Ma come dicevo, se si incazzano, sono guai. Tra le righe di questa favoletta, in realtà, si parla di come avere le contropalle sul lavoro, di affrontarlo con la testa più zen possibile e di come non pretendere troppo da sè. E stai a vedere che gli orsi c’hanno pure ragione! Che preoccupazioni, ansie e potenziali accoltellamenti brutali (in senso storico e di aggettivo) che metteresti in pratica alla macchinetta del caffè sono pensieri un poco paranoici. Questo Lothar poi, deve essere un bel tipo, anche se non di aspetto (vedi foto sul libro). Professore di economia aziendale, esperto di time-management e di risorse umane. L’unico perplessità è che Lothar nella prefazione al libro dichiara di collezionare nel suo giardino degli ORSETTI. Ed io che mi arrovellavo fino a ieri sul dilemma se fossero più psicopatici i collezionisti dei nanetti di Biancaneve o chi glieli fotte dal giardino per nasconderli in qualche bosco. E qui vedo confermata un’altra mia personale idea per cui certe persone, come le vediamo sul lavoro, non rispecchiano nella maniera più assoluta la loro vera natura, soprattutto se sembrano “normali” (a questo punto, probabilmente il mio AD colleziona Puffi nella credenza del salotto), tanto che un illustre Orso Yoghi si prodigava a rubare i cestini delle merende ai campeggiatori del parco Jellystone, indossando cappello e cravatta verde. Si sa, l’apparenza inganna, ma l’abito fa il monaco. Ad ogni modo, una volta abbandonato Winnie The Pooh (accuratamente ricorretto dopo essere stato trasformato dal correttore automatico di Word nell’orso trans Zinnie The Pooh) e l’indimenticabile Baloo de Il libro della giungla, questa è una favola che si legge con piacere. Chi l’avrebbe detto che finivo di parlare di orsi? La verità è che oggi stesso me ne andrei in letargo. Ci vediamo a marzo.
Siti dedicati agli orsi: www.baerenpark.de www.baerenwald.at

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