10 January 2007

Yoda Moda Magazine

È definito compromesso l’accomodamento fra due o più persone, in cui ciascuno dei partecipanti rinuncia a una parte delle sue richieste, rivendicazioni e simili. A scendere a compromessi siamo abituati fin dalla tenera età, quando di fronte a un piatto di pastina impiastricciata di Formaggino Mio, mi sentivo dire che se avessi mangiato tutto avrei potuto continuare a dilettarmi in camera mia con i mattoncini Lego, permesso concesso di abbandonare i membri famigliari riuniti intorno al tavolo. Il problema è che prima di raggiungere un compromesso con dei terzi, occorre raggiungerlo con sé stessi, affinché l’abbandono di richieste, rivendicazioni e compagnia bella siano accettate in primis da noi. Ora, l’unico compromesso a cui sono scesa è che non mi abbia creato degli scompensi uterini è stato un preventivo di vendita, altresì detto compromesso immobiliare, situazione in cui quasi ci si trova contenti di fare un assegno, non senza timori e relativi incubi notturni su probabili e prossimi periodi di carestia, rinunce e sacrifici. Un compromesso, appunto. Di tutto questo, ciò che mi allarma di più è quanto si sia disposti a scendere a compromessi in nome di questo adattamento che,sì, qualche vantaggio lo porterà pure, ma è pur sempre un adattamento e non so quanto questo abbia più valenza negativa che positiva.
Mi spiego. Scrivo in una rivista specializzata che si occupa di una nicchia stitica del settore moda e non scendo in ulteriori particolari per non avere un attacco di bile di primo mattino. Il valore aggiunto di questa situazione è che appartengo a una ristretta e fortunata cerchia di persone che, per casi fortuiti e incidentali, rientrano per 18 mesi nella casta di praticanti giornalisti. Ora dovete sapere che se ci si trova in questa situazione ci sono alcuni concetti da tenere ben impressi nella mente, come post-it sulla fronte:

1. Riverenza: deve essere assoluta nei confronti di figure quali l’editore e/o il direttore, in nome della gentile concessione di suddetto contratto giornalistico, nonché verso il responsabile ufficio personale, per la semplice azione di aver lanciato la stampa del contratto stesso.
2. Inadeguatezza: siete praticanti, non sapete scrivere, conviene rassegnarsi all’idea.
3. Stipendio: non partecipate ad alcuna Salary Survey propinata in rete, il rischio è di cadere in profonda depressione.
4. Orario: dimenticate il tradizionale 9-18. Anche nel caso ti trovassi, a fine giornata, con in testa due soli neuroni che giocano a Pongo, è impensabile uscire dopo solo 8 ore di lavoro.

A tutto ciò, si aggiunge la questione: lavorare in una rivista di moda, quando di moda non te ne importa un fico. Oltremodo, pur consapevole della condizione di paria (punto 3), davanti all’immagine di una scarpa Gucci o un borsa Prada, sarebbe convenzionale e opportuno un commento del tipo: “oddiomio che gioiello….”, “ooohhh, hai visto che collezione ha presentato Gino Straffoni per la prossima primavera estate”. Io non ci riesco, ma resta il fatto che un anno fa sarei stata disposta a praticare anche da Camper&Caravan.
Non mi dilungo oltre. Potrei perdermi in questioni su quanto un compromesso possa finire nel trasformarsi in un tradimento verso se stessi o su cosa succeda quando i compromessi si insinuano nelle relazioni personali.
Giorni fa, un collega, mi ha rimesso a posto le Tube di Falloppio (leggasi come concetto figurato), argomentando sulla possibilità di scrivere o meno anche di ciò che non amiamo, e che tutto ciò sia lecito. Non lo si farà altrettanto bene rispetto a un argomento che ci appassiona, ma non per questo, per forza se ne scriverà male. Teoria tanto applicabile alla scrittura, quanto non ai rapporti umani. Risultato: ho rafforzato il mio ego scribacchino, e con uno Yoda scalpitante sulla spalla destra che ripete all’inverosimile “Che la forza sia con te”, sono in redazione a scrivere di lustri e lustrini.

5 Comments:

Anonymous Anonymous said...

La curiosità... per chi scrivi adesso? Ero ferma a mamma & bimbo, o qsa di simile... (ovviamente, risposta in pvt, ci sono occhi ovunque :)

6:49 AM

 
Blogger Dr. Pippity said...

Mamma & Bimbo? Cistifellea e Yoda stanno abbandonando...

7:09 AM

 
Blogger nonsolopigro said...

Per commentare quello che hai scritto ci vorrebbero delle ore, purtroppo in questa società ipercinetica, posso fare solo una piccola citazione tratta da una canzone:

Non mi farò mai internare, compromettere, cambiare il cervello è mio, malato oppure no!Deve sempre carburare, sempre pronto ad inventare nuove forme sempre nuove verità...Chi è da psicanalizzare non è certo chi sta bene,forse è lo psichiatra il matto, chi lo sa?Alienati presto unitevi! Maniaci presto unitevi!perversi, maledetti, eretici con me!Eestirpano questo male lo psichiatra è da bruciarepresto tutti insieme c'è qualcosa da salvare.La speranza questa nostra folle idea!Idea! idea! idea!La sperranza questa nostre folle idea!
Idea! idea! idea!
Basta!!!

7:40 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Ehi,
pensi che Pulitzer, Giorgio Bocca, Montanelli, Alan Friedman Woodward e Bernstein siano partiti subito dal gotha del giornalismo?

6:52 AM

 
Blogger Dr. Pippity said...

Già, lo so. Ma uno sfogo tra bomboniere, angioletti di vetro soffiato e altro materiale degno di una Tombola Cozzara da capogiro, ci voleva. No?

7:04 AM

 

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