05 February 2007

Bla-Bla Papà

Sembra che nei primi due anni di vita di un bambino la ricchezza del vocabolario del padre costituisca una variabile determinante per la struttura e la complessità di linguaggio che il figlio utilizzerà una volta cresciuto. È il risultato di una ricerca condotta da un team di ricerca dell’Università del North Carolina, che ha lasciato tutti un po’ perplessi, compresa la sottoscritta. Possibile che gli uomini, rinomati per essere di poche parole, per il loro rispondere a fatica alle domande incalzanti di noi donne su ogni questione per noi di importanza vitale come il colore delle presine più adatto alle piastrelle della cucina o il sistema di progettazione di una galleria del vento, siano alla fine così influenti?
Sì. Nonostante i padri parlino poco e facciano meno domande ai bambini, sembrano avere più effetti sui figli rispetto alle madri. Com’è possibile che chi parla di meno abbia una maggior influenza? Gli scienziati spiegano il fatto puntando sull’importanza della qualità del linguaggio puttosto che la quantità. E a pensarci bene forse è così che dovrebbe funzionare, sempre. Parole, parole, parole. Quante se ne usano? Quante dobbiamo ascoltarne? Parole messe assieme alla rinfusa per i motivi più vari, parole per convincere, parole usate per difendersi, spesso per mentire, a volte per confortare. Parole che vengono fuori solo per non lasciare spazio al silenzio. Un po’ come quando ci si ritrova in ascensore con l’inquilino del 5° piano e per l’imbarazzo si discute anche del cambiamento climatico terrestre, piuttosto che godersi un sacrosanto silenzio della durata di cinque piani. Quante di queste parole sono davvero necessarie? Alcuni omini in camice bianco del North Carolina hanno detto la loro. Io, qualche perplessità l’avevo già, ma sulla questione parole, non prole, senza caduta di vocali insomma.
L’uso che si fa delle parole nasconde, e può rivelare allo stesso tempo, molte cose. Di fronte a un venditore immobiliare, un assicuratore, una commessa o un testimone di Geova che apre bocca, ho l’immmediata impressione che mi voglia intortare. La cosa strana è che più un personaggio del genere parla, più inizio a pensare alla strategia di raggiramento che sta adottando allo scopo, più mi distraggo. Il risultato è che inizio a non capire un fico secco di quello che mi sta raccontando, non ascolto più e questo senza saperlo continua a parlare a vuoto. È il rischio di usare troppe parole, quasi se ne facesse un uso spropositato per colmare qualcosa che manca, o una fregatura nel caso di venditori di assicurazioni.
A volte ne bastano poche, dette al momento giusto, per spiegare delle situazioni, dei comportamenti. Sono rare, per questo preziose. Sono quelle più ascoltate, da chi le pronuncia e da chi ne è il destinatario.
A volte invece, non servono affatto, perché ci si riesce a capire in altri modi e maniere che sostituiscono l’uso della parola, e soprattutto, non lasciano spazio a malintesi. Quando ci si accorge che non serve dire niente, perché basta ascoltare. Quando ci si accorge che sarebbero inutili, perché le cose vanno bene così, senza infiniti giri di parole. Alla fine non si ascolta di più, chi parlare meno, piuttosto che chi di parole ne abusa troppo? Cosa succederebbe se Lurch, il maggiordomo degli Addams iniziasse a parlare come Zio Fester?
Senza complicare le cose, e usare troppe parole, anche senza prole è meglio avere attorno chi della parole ne fa solo uso qualitativo più che quantitativo. Poi qualche incomprensibile suono proveniente dalla glottide o un robotico cenno fatto con la testa alla Ivan Drago rientra sempre nella complessità di linguaggio di un essere umano di genere maschile.

9 Comments:

Anonymous Anonymous said...

sconcertante... "spesso per mentire".... che gran cosa il silenzio.....

4:39 AM

 
Blogger nonsolopigro said...

La più bella frase, che qualsiasi persona adora sentirsi dire, è composta da due parole.

7:00 AM

 
Anonymous Anonymous said...

beh, non farei del moralismo sul mentire, non necessariamente significa mentire su temi importanti, ma magari solo 'questa sera ho da fare' per evitare di uscire con qualcuno di non graditissimo, non mi sembra così grave, meglio che dire 'non ho nessuna voglia di passare del tempo con te'.

11:24 PM

 
Blogger Dr. Pippity said...

Senza moralismi,sentimentalismi e ismi vari, quello che intendevo dire è che, a mio modestissimo parere, a volte si crea eccessiva dipendenza dalle parole quando in molti casi non sono così necessarie. :-)

12:25 AM

 
Blogger nonsolopigro said...

Forse si può dire, meno parole e più fatti ?

4:13 AM

 
Blogger cruman said...

>nonsolopigro ha detto...
>La più bella frase, che qualsiasi >persona adora sentirsi dire, è >composta da due parole.

"è benigno"

8:43 AM

 
Blogger Dr. Pippity said...

Decisamente quello che vorrei sentirmi dire, in quelle circostanze. :-)

9:30 AM

 
Blogger nonsolopigro said...

Avete visto quante belle cose si possono dire con due parole.

12:38 AM

 
Anonymous Anonymous said...

ma allora sei ancora sul pianeta!

4:56 AM

 

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