12 June 2007

Cogito ergo...

Nel suo Principia philosophiae, Cartesio esprimeva con la locuzione Cogito ergo sum la certezza priva di ogni dubbio che l’uomo avesse di sé stesso in quanto soggetto pensante. Cartesio basava la sua filosofia sul cosiddetto dubbio metodico, che consisteva nel dubitare di ogni affermazione, ritenendola falsa in un primo momento, nel tentativo poi di scoprire principi o massime che risultassero indubitabili e su cui basare il principio della conoscenza. Un atteggiamento che mi spesso mi ritrovo a condividere di fronte a promesse, affermazioni e tesi sostenute dal mio superiore sul lavoro, quando si ruota intorno al tema promozioni e bonus. Ad ogni modo, Cartesio si dibatteva tra dubbi e perplessità varie, in una costante visione scettica di tutto ciò che aveva attorno. Un po’ di tempo fa mi trovavo a conversare con il caro zio Franco in una pausa post prandiale dedicata a digerire un succulento fritto misto piemontese preparato dall’amica americana di mia zia di Torino (qui le contraddizioni sono uniche, ma la vita gira tutta così). Mio zio è una persona molto singolare: un’intera vita dedicata alla giurisprudenza, al momento di ritirarsi in pensione si è dedicato alla professione di attore teatrale. Orbene, in questo scorcio di campagna, in questo ambiente bucolico dove avremmo potuto disquisire in tuniche e sandaletti a mo’ di antichi greci, affrontavamo temi che spaziavano dalla filosofia moderna alle trascendenza, dal misticismo all’oroscopo di Branko; fino a quando, guardandomi con aria interrogativa lo zio Franco non ha enunciato: “Cogito ergo sum”. Vedendo la mia perplessità dipinta in viso, ha continuato: “Cogito ergo sum. Penso dunque sono. Ma cosa vuol dire? Penso dunque sono uno stronzo. Caso mai sarà Sono dunque penso, no?”. La mia espressione in viso è rimasta la medesima ma, a pensarci bene… posso dargli torto? Purtroppo, la scelta di portare Storia al posto di Filosofia agli esami della maturità, ha scavato nel mio bagaglio culturale enormi lacune di conoscenza della materia, per cui non chiacchiererò qui né altrove, se non nel giardino della casa degli zii, di questioni filosofiche; tuttavia il Penso dunque sono stronzo, mi convince sempre di più. Tutto questo pensare, costruire congetture, immaginare, dibattersi tra quello che è vero e quello che è falso. Vale la pena? È di qualche utilità? Non è semplicemente uno sfracellamento di maroni per dirla in modo comprensibile e diretto? In un’epoca in cui si spendono migliaia di euro in corsi di yoga e training autogeno, dove le meditazione sembra poter riportare l’individuo alla pace interiore e soprattutto dove viene predicato che la meditazione sia l’assenza di pensiero, che accipicchia mi metto a fare? A pensare? L’assenza di pensiero non è impossibile. Ci sono semplici azioni quotidiane che conducono alla pace interiore. La mia vicina di casa quando è nervosa pulisce la cucina, dal piano cottura all’ultima anta della dispensa. Io lavo i piatti con lo Svelto alla mela verde. Ma c’è anche chi raggiunge calma e serenità nella pulizia dell’argenteria, nel fare la maglia o nel concedersi uno shopping sfrenato, anche di sabato pomeriggio in un centro commerciale gremito di schizofrenici. A ciascuno il suo metodo, ma sono tutte azioni il cui comune denominatore è l’assenza di pensiero. Lo stesso Osho parla del running come una forma di meditazione e non l’ha pagato la Nike. E non mi sembra neppure uno stronzo. Dunque non pensa.
Ora pero’ ho un po’ di confusione in testa.

P.s.: mamma, guarda che ho comprato solo la lavatrice.

6 Comments:

Blogger Scettico said...

Pensa (anzi no) che io stavo pensando di cercare di salvare quello che resta della mia facoltà di pensiero. Forse è meglio che ci ripensi. O no???

8:42 AM

 
Blogger Dr. Pippity said...

No scettico. Dai retta ame (e non essere scettico :-). Non pensare.

9:04 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Beh, ci ho pensato parecchio, quindi devo essere davvero stronzo, ma quest'ultimo post è davvero criptico...

5:00 AM

 
Anonymous Anonymous said...

caspita ho lasciato un commento anonimo... ho pensato poco!
Pardon!

5:45 AM

 
Anonymous Anonymous said...

ciao, sono tuo cugino, e quindi figlio di tuo zio, quello del "penso, quindi sono uno stronzo". Grande il fatto che tu abbia raccolto in questo modo le sue parole, tu lo conosci, forse meno di me, ma forse proprio per questo sei riuscita a trarne lo scritto che ti ha distinta, e che ho letto, confesso, fino a un certo punto, un po' per la gran quantità di studio che mi sotterra, un po' per la situazione alla castaneda che forse sto vivendo... eh eh, già ecco un consiglio ai tuoi amici del blog, leggiamoci un po' di Carlos Castaneda... ;-)) ciao, e grazie, a presto

3:21 PM

 
Blogger Dr. Pippity said...

Ciao cugino. Che bello leggerti sul Blog. Situazione alla Castaneda?? Devo preoccuparmi? Sogni anche tu lucertole e camaleonti? Credo verrò a trovarti... :-)
baci

12:15 AM

 

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