05 February 2008

...ma quanto manca?

È quella domanda insistente che prima o poi, di solito dopo i primi venti chilometri percorsi dal cancello elettrico di casa si sente provenire da qualcuno sotto il metro e dieci di altezza, posto sul sedile posteriore dell'auto. Non è mia abitudine riversare le colpe sugli altri, da piccola l'ho chiesto anche io. Il tragitto Milano-Lignano Riviera, meta delle vacanze estive della mia famiglia, mi sembrava lunghissimo, interminabile. L’ho percorso settimana scorsa per una trasferta di lavoro e mi è sembrato decisamente meno traumatico rispetto al tratto Sesto San Giovanni-Viale Certosa dell'A4 alle otto del mattino. Tempo e distanza che misurano incessantemente la nostra quotidianità e sono così relative rispetto alle circostanze che viviamo. Ma se la distanza in qualche modo rimane fedele a quello che veramente è, il tempo non ha alcuna regola. I diciannove chilometri del tratto sull'A4 rimangono sempre diciannove, ma posso percorrerli in dieci minuti se va bene, due ore quando va male.
Il tempo può passare lentamente, sembrare infinito. La coda alla posta il giorno in cui scade l'ICI, l'attesa fuori dal bagno di un pub dopo aver bevuto due pinte di birra, i 25 minuti per lo shampoo colorante, i giorni, le settimane che mancano per vedere una persona speciale, l'acqua per la pasta che non bolle mai. Tempo che vola. I giorni della settimana che si rincorrono uno dietro l'altro perchè dal lunedì al venerdì si stramazza per incastrare tutti gli impegni e le scadenze. Il fine settimana che passa in un lampo perchè finalmente si sta con le persone che vogliamo vicino e si fanno le cose che fanno stare bene. L'ora della pausa pranzo fuori dalla prigione-ufficio che è sempre troppo breve, come le vacanze, i sette minuti calcolati per mangiare un cono gelato, l’estate, i viaggi di ritorno rispetto a quelli di andata. Lento o veloce, il tempo passa. Tempo che si esaurisce. Quando di fronte a una coda di macchine interminabile decidi di fare un'inversione a U, quando il bagno delle donne è occupato da troppo tempo e, per quanto disgustata, entri in quello degli uomini facendo attenzione a non appoggiarti da nessuna parte, quando ti accorgi di avere una rughetta in mezzo alla fronte, quando anche Victoria Cabello risulta impegnata con un serial artista che appende bambolotti agli alberi (anche se sembra si sia già lasciata), quando sei semplicemente stanca di aspettare. Perchè il primo a non aspettare è il tempo.