“McMouse Menu con cassata siciliana, grazie!”
Tempo fa mi sono imbattuta in una notizia curiosa che titolava “Palermo, pagati per contare i tombini”. Spero di non finire dietro delle inferriate per aver trascritto fedelmente un titolo comparso su un quotidiano nazionale, giacché di tombini si parla. Ad ogni modo, l’articolo raccontava di come a Palermo risulta che circa una settantina di personaggi vengano pagati per contare, ogni giorno, i tombini della città. E che ci sia anche chi percepisce uno stipendio per controllare ogni giorno che i loro colleghi contino i tombini. Tutto questo succede a Palermo Ambiente, un’azienda costituita tra la Provincia e i Comuni di Palermo e Ustica per la gestione dei rifiuti.
La giornata tipo? Dopo un caffè veloce alla macchinetta dell’ufficio coi colleghi fortunelli, il contatombini sale in auto e si dirige verso un quartiere. E lì, comincia a contare. Tombini, feritorie sui marciapiedi, qualsiasi cosa abbia la forma di una grata. Poi, a fine giornata, torna in ufficio con un foglio zeppo, zeppo di numeri: la lista dei tombini di Palermo.
A volte, al contatombini, viene richiesto di scattare anche qualche foto. L’utilità? Per ora non mi è chiara, tanto meno al giornalista, tanto meno al contatombini, ma magari un giorno ne verrà fatta una mostra fotografica post-moderna, esaltata da qualche critico d’arte psicotico, chi può dirlo. L’articolo proseguiva parlando di qualche fatterello nella città con espressioni come: “È sempre festa a Palermo”, “quando c’è da assumere mogli e figli non si bada a spese”, “assunzione assicurata da parente”, bla, bla, bla. Ma quello che più mi ha colpito è stato scoprire che un contatombini arriva a guadagnare 800 euro al mese, cifra che di poco si discosta dalla mia paghetta mensile. Va beh, io sono praticante. Ma un contatombini? Non è che ci sarà dietro qualcosa? D’altronde di Palermo stiamo parlando. Ci ho pensato un po’, finché le notizie da oltremanica non mi hanno tolto ogni dubbio. A Palermo deve essere arrivata la notizia dei super ratti londinesi: esemplari di cinquantacinque centimetri del Rattus Norvegicus, topastri golosissimi di McCheese, McNuggets & Co. e che, grazie ai prodotti del Mago G d’oltreoceano, si riproducono piuttosto rapidamente, al ritmo di dieci, dodici pargoli per volta.
Ora, un topo da cinquantacinque centimetri è o non è grande come un gatto? Se poi questi ratti sono così forzuti da resistere ai veleni di ultima generazione e da fare concorrenza all’invincibile Rat-Man, ben vengano i contatombini… Perché non indire un concorso pubblico anche a Milano, Genova e Venezia dove l’allarme è stato lanciato anche dall’Istituto Superiore di Sanità? Tanto, i topi non mancano, tombini ce ne sono a iosa e parenti da raccomandare pure. E per chi stasera andasse a caccia di gatti neri, occhio a non inciampare in qualche supertopo cittadino.