15 April 2008

Mettere la porta (o alla porta): questo è il problema...

Posso giustificarmi dalla lunga assenza su queste pagine raccontando che ero troppo presa dal restyling della mia mansarda, impegnata ad ascoltare preziosi consigli di designer e architetti e a sfogliare riviste di arredamento con la stessa frenesia di una trentenne prossima al matrimonio alle prese con i cataloghi di vestiti da sposa? No. Sarebbe una grandissima palla, come tante se ne sentono in giro, come tante se ne raccontano. Però qualche cambiamento in vista c'è, veramente. Tra due settimane avrò una casa verde, giusto per una questione di coerenza con il mio Blog e la mia pancia. Pareti e piastrelle verdi, piante sempreverdi e verdi accessori. Se è vero che si assorbono i colori che ci circondano, a breve la mia pancia non sarà l'unica parte verde del mio corpo. Non è l'unico stravolgimento a cui avevo pensato: ho una questione aperta anche con le porte. Non mi piacciono, ma non posso negare che siano necessarie, soprattutto quando si va al bagno (giuro, anche chi vive solo preferisce chiudere la porta se impegnato in attività per cui occorre abbassarsi i pantaloni). Su quattro porte che avevo in casa una è già finita in cantina. E' la stessa porta che aveva intrappolato un'intera giornata il mio gatto Achille nella zona notte, per essersi chiusa a causa della corrente d'aria in casa mentre non c'ero (ciotolina e vaschetta-toilette erano nella zona giorno... ops). Al rientro a casa era lì che grattava alla porta per farsi aprire. Un'altra volta lo lasciai fuori dalla porta, uscendo di casa per andare al lavoro. Questa volta venne recuperato da una fortuita e attenta vicina di casa.
Rimane che vorrei un loft: non mi piacciono le porte, vorrei lasciarle sempre aperte, non essere costretta a chiavi e serrature. Avevo pensato anche a fare una porta ad arco, così da scordarmi per sempre di rimetterci una porta. Così una sera, trovandomi in pizzeria con uno che ne sa perchè è architetto per davvero, gli ho buttato lì la mia idea. Ho dovuto cambiarla all'istante quando mi ha risposto con un'espressione che volutamente voleva tradire il suo disgusto: “Ah bello, come quello là in fondo alla sala”. Viva l'onesta, le poche volte che si incontrano persone sincere, forse riuscirò a non trasformare casa mia in un ambiente da pizzeria da asporto. E mi terrò le mie porte, pronte a chiudersi se necessario, pronte a riaprirsi se sentirò grattare dietro. Pronta a prendermi il rischio di dare un giro di chiave e buttarla alle spalle, se inizio a diventare verde dalla rabbia per tutte le palle che sento raccontare.