14 September 2006

Come ti combatto lo stress sul lavoro tra uova e ovaie

Sul percorso casa-lavoro, ieri mattina in metropolitana leggevo un articolo sul giornale che titolava “Stress da rientro, come combatterlo e tornare a vivere felici”. Interessante. Perché in ogni caso per quanto possa piacerti il lavoro che fai, definirsi propriamente felici durante le otto o più ore passate in ufficio, è poco probabile. Incuriosita da questa ricetta per raggiungere un ipotetico stato di karma sul posto di lavoro leggo e scopro che la soluzione sta tutta lì, nella Tecnica dell’uovo azzurro. Semplice no? Tutto sta nel crearsi una barriera mentale per proteggersi dalle vibrazioni negative, guardando tutto quello che ci circonda come se fosse avvolto da una pellicola blu chiaro a forma di ovetto. Magari ci si difende dai flussi negativi, ma dall’assicurarsi un soggiorno a tempo indeterminato nelle stanze del più vicino ospedale psichiatrico, Domopack blu e nel peggiore degli incubi mi sono trovata circondata da decine e decine di uova a dimensione umana. Chi altro incarteresti, a mo’ di Uovo Kinder, se non certi esseri umani definiti colleghi, che sei costretto a vedere ogni santo giorno, dal lunedì al venerdì? Ma poi, perché proprio il colore blu? Perché rilassa? Distende i nervi? Strana teoria. Vada per le reazioni uterine che noi donne possiamo avere in alcuni periodi del mese e che sfoghiamo nei vari momenti di stress sul lavoro, ma qui proprio le uova non c’azzeccano. Per combattere lo stress da rientro ci vuole qualcos’altro: riduzione della settimana lavorativa, flessibilità di orari, palestra nella struttura aziendale, macchinetta per il caffè americano affianco alla scrivania, brandina per siesta postprandiale secondo quella sana e buona abitudine che avevamo all’asilo di posare la testa sul banco e farci una mezz’oretta di sonno collettivo. A questo punto sì che un po’ mi passerebbe lo stress da rientro.
Così, abbandono le uova blu in redazione alle cinque del pomeriggio in punto per un appuntamento con un’ecografia intrauterina alle sei, dall’altra parte di Milano.
Dall’altra parte di una scrivania, probabilmente già avvolta da una pellicola azzurra da qualche collega medico del centro ospedaliero, mi trovo una dottoressa gentile e sorridente che mi invita a rilassarmi tenendo in mano uno strumento cosparso di gel che a me ricorda solo un vibratore. Come cavolo fai a rilassarti, lo sa solo lei. Tempo due minuti dall’inizio della visita che, nella speranza di coinvolgermi in questa entusiasmante ispezione interna, ruota il monitor verso di me perché anch’io possa vedermi (le mie) ovaie, utero e quant’altro, comunicandomi anche che nei successivi quattro giorni avrei avuto un’alta possibilità di mettere al mondo un bambino. Non più di tanto eccitata dall’idea di una gravidanza a portata di mano, ho trovato però una soluzione al problema stress lavorativo. Sapevate che un certo Serghei Morozov, governatore di un paesino della Russia, ha lanciato una campagna per la crisi demografica della sua città? Il progetto si chiama “Fai nascere un patriota” e permette ai dipendenti pubblici di prendersi una giornata di vacanza dal lavoro per cercare di concepire un bambino. Chi ti viene a controllare in casa se ci stai provando veramente o se stai guardando un episodio di Magnum P.I. o i Chips? Intanto non devi vederti ovetti blu fare avanti e indietro lungo i corridoi dell’azienda. Una campagna interessante che, nel caso uno ci si mettesse davvero di buona lena e riuscisse nel concepimento, avrebbe diritto a una promozione sul lavoro o un’automobile nuova (là in Russia però). Comunque domani, me ne rimango a casa.

08 September 2006

Dal citofono ...del Charlie

No, non è il famoso Charlie della nota Charlie Townsend Investigations, l’uomo misterioso che non si vedeva mai, se non di spalle, in qualche episodio di Chalie’s Angels. Non è l’ultima novità panino da Autogrill. Non si tratta di un cane (mai sia, eterna devozione ad Achille, sempre). Non è neppure quel bambino dalla testa calva e a palla, che frequenta la terza elementare creato da un genio come Shulz. È un delizioso Motel sulla Nuova Paullese di Milano. Ma potreste mai pensare che un Motel possa chiamarsi Charlie? Sarà che ho sempre pensato a nomi come Arizona, Eden, Paradiso, Colorado…Luna. A Charlie proprio non ci avevo pensato. A prima vista è una via di mezzo tra l’entrata del quartiere San Felice di Segrate e una Melrose Place senza piscina ma con un tantino più di privacy. Con ogni probabilità sarà difficile vedere uscire dalla porta un dottor Mancini o un Jake (perché poi non abbiano più riproposto in televisione la serie di Melrose Place è un mistero, a me piaceva da morire), ma è un posto assolutamente da provare. All’entrata un simpatico ometto ritira i documenti si sa, tutto nella massima privacy, ma c’è chi l’ha visto sbirciare per vedere chi ci fosse affianco al posto di guida, annientato dalla curiosità. Almeno una volta nella vita bisogna andare. Perché dietro quelle numerose porticine di legno, tutte numerate e ordinate c’è un vero universo da scoprire. Diffidare sempre delle apparenze. Varcata una di quelle porte sembra di entrare nella casa degli specchi del più tradizionale Luna Park dell’idroscalo: di fronte al letto, affianco al letto, sopra il letto, in bagno. Forse manca giusto sopra la vasca doppia con idromassaggio, ma forse lì non ce n’è tanto bisogno. Tutti questi specchi…mah. Per certo saranno apprezzatissimi dai più vanesi, ma a forza di guardarsi in questi specchi non ci si distrae un po’? A parte noi donne che siamo un caso malato. Vuoi non buttare l’occhio sul fianco largo, la pancia un po’ gonfia, per non parlare di qualche traccia di cellulite!? A quel punto la testa è da portare immediatamente a terra, o meglio, nel motel. Non pensare quindi alla corsa saltata la sera prima, al ciclo di massaggi rimandato per mancanza di fondi, al mezzo chilo di gelato spazzato davanti all’ultima puntata di Sex & the City: sei in un motel, santa maria, concentrati! Tanto a certe cose ci facciamo caso solo noi. Tanto vale approfittare del Charlie Fitness Club (così lo chiamo io e potrei aver dato un’idea al direttore della struttura), non perché ci siano Elliptical o Tapis-roulant, ma qualcosa di interessante ci si può inventare per recuperare la palestra snobbata. Chissà poi che l’idromassaggio non faccia qualcosa. Dimenticavo. C’è anche il servizio colazione in camera.

05 September 2006

A.A.A. cercasi lombrico

Confortata dal supporto morale di Charles Darwin, credo che a fine giornata potrò recarmi all’Oasi Del Pescatore in via Gluck per ritirare i miei quattro lombrichi operai destinati ai miei due vasi all’ingresso di casa mia, rimpolpati da poco con certi arbusti sempreverdi. Trovare l’Oasi del Pescatore non è stato difficile, basta ricercare il nome del negozio della categoria “Pesca e Articoli Sportivi” più convincente (e direi che in questo caso ci siamo) sulle Pagine Gialle, telefonare e chiedere se ci sono due lombrichi pronti a lasciare il negozio. Cosa centra Darwin in tutto questo? Sembra che il creatore della teoria dell’evoluzione per selezione naturale avesse una vera e propria simpatia verso lombrichi, vermi e invertebrati similari, tanto da scrivere al crepuscolo della sua esistenza, un capolavoro “minore” intitolato “La formazione del terriccio vegetale per l’azione dei vermi con osservazioni sui loro costumi” (1881). A me, i lombrichi sono venuti in mente giusto qualche giorno fa, quando mi sono dedicata a qualche ora di Pollice Verde, attività anti-stress che assolutamente consiglio a chi volesse distendersi dopo nove ore davanti al computer tra colleghi poco sopportabili, godendo nel puntare le dita nel terriccio e giocare con palline di argilla. Qualsiasi manuale di giardinaggio non vi farà piantare nemmeno un bulbo se non vi sarete assicurati che il terreno sia ben permeabile all’acqua. E qui entrano in scena i lombrichi.
“Nella storia del mondo i vermi hanno svolto un ruolo più importante di quanti molti possano di primo acchito supporre. Sono straordinariamente numerosi in quasi tutti i paesi a clima umido e rispetto alla loro dimensione, dispongono di una grande forza muscolare”. Così scriveva Darwin. E come dargli torto? Nei suoi testi racconta anche delle escursioni in campagna con il reverendo J.G. Joyce presso gli scavi di un certo duca di Wellington, in siti che riportavano le testimonianze dell’antica presenza romana in Gran Bretagna: “Il signor Joyce all’inizio era scettico sulla portata dell’opera che io attribuivo ai lombrichi – scrive Darwin – ma, alla fine, dovette ammettere la bontà della mia ipotesi”. A far crollare le mura delle costruzioni romane è stata infatti “l’azione di scavo compiuta dai vermi sotto le pavimentazioni”!
Sarà mia cura, prima di passare all’Oasi del Pescatore, fermarmi in libreria e documentarmi maggiormente, acquistando una copia della pubblicazione “I lombrichi di Darwin e la morte di Freud” dello psicoterapeuta filosofo Adam Phillips, salvo poi ritrovarmi con degli scrupoli morali a buttare nei miei vasi dei lombrichi, ma questo lo saprò solo al termine della lettura dell’opera. Certo, dovrò fare un certo lavoro sui miei ricordi infantili, e staccarmi dagli affetti più profondi provati a quell’età verso un personaggio come Zigo Zago. Chi non lo conosce? Zigo Zago era, con Ciccio Pasticcio e il Gatto Sandrino (Achille non me ne voglia per la citazione), uno dei personaggi principali delle avventure di Richard Scarry. Arrivava tranquillo, tranquillo sulla sua melamobile per prendere parte alle vicende quotidiane della felice comunità di Sgobbonia (dal nome si capisce chiaramente come l’autore volesse chiarire da subito ai piccoli lettori il senso della vita, una volta preso il diploma o la laurea). Tra l’altro, a Sgobbonia, non mancavano nemmeno i clochard. Da spiegare come, anch’essi in qualche modo, risultassero felicemente integrati nelle comunità di Scarry. Ma questa è un’altra storia.

01 September 2006

Capitan Findus è stato ritrovato

Quarant’anni di successo di bastoncini di merluzzo che vanno a gonfie vele tra gli scomparti dei supermercati e la Findus, come decide di festeggiare? Dopo una recente campagna di rinnovamento che ha visto sostituire il caro buon vecchio Capitan Findus (che a me personalmente sapeva tanto di Babbo Natale!) con un biondino scavezzacollo che assomiglia più a un Ken che a un lupo di mare come si deve, arriva una grande novità (…e che novità!).
Nascono i nuovi Bastoncini Big 5 Cereali di Capitan Findus! Dall’unione dei più teneri e pregiati filetti di merluzzo con cinque tra i più antichi e pregiati cereali, i bastoncini tornano in una veste tutta nuova! Chissà chi è quel genio della Findus (un’idea vaga ce l’avrei, e la rivelerò qualche riga più in basso) che ha pensato bene di creare questa sinergia tra pesce e cereali.
Ad ogni modo, ormai esistono, e prima o poi compariranno anche nel vostro freezer, almeno per provarli. Da oggi, la nuova croccante panatura ai 5 cereali (che per nominarli sono riso, avena, frumento, orzo e segale) garantirà il giusto apporto di fibre, fosforo, vitamina B1 e vitamina PP, in combinazione con la fonte di proteine nobili, vitamina A e D e sali minerali del pesce. Ma le novità non finiscono qui. Forse a voler emulare il successo della grande catena Mc Donald’s, quel Mr. Qualcuno ha pensato di produrre i bastoncini di merluzzo improvvisamente in una versione “King Size”: “Facciamoli BIG!” Tanto nel nostro paese che tanto si vanta della dieta mediterranea i bambini tendenti all’obesità sono solo il 30 per cento circa.
La notizia dei nuovi Bastoncini Big 5 Cereali di Capitan Findus mi ha così sconvolto nell’animo che non ho resistito alla tentazione di andare direttamente sul sito del produttore (
www.findus.it) e scoprire un personaggio curioso, in camice bianco, a cui immediatamente ho attribuito il merito di questa trovata. Dice di chiamarsi Matteo Laureola (o L’Aureola) e dichiara di essere un dipendente Findus da almeno trent’anni, un agronomo per l’esattezza. Un signore dall’aria simpatica, un mix tra Luciano De Crescenzo (per l’accento meridionale) e il vecchio Capitan Findus, tanto da pensare che in verità si tratti proprio di lui e che quindi si giustifichi la sua scomparsa dalle confezioni di merluzzo, per una posizione aziendale migliore e sicuramente maggiormente retribuita. Se non avessero inventato i Bastoncini Big 5 Cereali, starei ancora a chiedermi che fine avesse fatto. Adesso, rimane da scoprire che fine abbia fatto il bambino della Kinder.