Marmotta per un giorno. O una settimana?
In questi giorni c’è un grande confusione. Sembra che a tutti i costi si debbano intitolare queste giornate di freddo polare a qualche bislacco animale. Tanto per cominciare, oggi è l’ultimo giorno della Merla. Secondo una storiella popolare, inculcata nella testa dei bambini fin dalle elementari, gli ultimi giorni di gennaio, 29, 30 e 31, coinciderebbero con i giorni più freddi dell’anno. La leggenda racconta di come un giorno particolarmente freddo, una merla (perché non un merlo poi?) dalle piume bianche decidesse di ripararsi in un camino e di come successivamente il suo manto diventasse grigio a causa della fuliggine. Ma il dubbio è un dono, ed io a queste leggende non ci credo. Così nei giorni scorsi ho fatto le mie ricerche e ho scoperto che anche a qualche dipendente del Centro Geofisico Prealpino era maturato qualche dubbio sulla questione. Dal lontano 1967, questa interessante struttura scientifica volta a prevenire calamità naturali e disastri ambientali, esegue periodicamente statistiche mirate da cui risultano interessanti considerazioni. La temperatura media dei suddetti tre giorni è di 3.7 °C. Se si pensa che la temperatura media di gennaio (calcolata sullo stesso periodo di osservazioni) è 2.8 °C, la media di questi tre ultimi giorni risulta di quasi un grado (0.8 °C) più alta. Statisticamente risulta anche che dopo il 10 gennaio la temperatura tende ad aumentare. Forse la storiella della merla, è tutto sommato una storiella a cui si potrebbe cambiare una qualsiasi quarta consonante ed è nata quando a gennaio faceva ben più freddo. Ad ogni modo grazie alle statistiche meteoclimatiche del Centro Geofisico Prealpino questa mattina mettere i piedi giù dal letto mi è costato meno fatica.
Risolto il caso Giorni della merla, mi preme parlare, sorvolando Il Giorno della Civetta, del Giorno della Marmotta, che si celebrerà tra un paio di giorni, per la precisione il 2 febbraio. La tradizione vuole che in questo giorno “si debba osservare il rifugio di una marmotta”. Avevo interpretato il termine "osservare" secondo il significato etimologico di adempire, da un punto di vista di profondo credo religioso, tradotto pertanto nell’azione di starsene comodamente a casa sotto il piumone per tutta la giornata dimenticandosi di colleghi, uffici stampa e macchinetta del caffè. Mi sbagliavo.
In realtà, la tradizione vuole che davvero si osservi il rifugio di una marmotta, dove la prima difficoltà sta nel trovarne uno: se questa (la marmotta) spunta dalla sua tana e non riesce a vedere la sua ombra significa che il tempo è nuvoloso e in questo caso l’inverno finirà presto; se invece riesce a vedere la propria ombra, significa che è una bella giornata. Cosa sconcertante è che a questo punto la marmotta sarebbe presa da cotanto spavento nel vedere la propria ombra da sparire di nuovo nella propria tana e così facendo, secondo la tradizione allungherebbe ancora l’inverno per altre sei settimane. Se vogliamo poi discutere sul giorno della Marmotta, per me ogni giorno della settimana, da lunedì e venerdì, un po’ lo è. Un po’ come nel film Ricomincio da capo dove un Bill Murray (quello di Ghostbusters) inviato alla Cronaca della Marmotta, era costretto a rivivere in continuazione la stessa giornata. Non voglio esagerare, ma mettendo in loop le azioni sveglia, tazza di Nescafè e ciambella, 30 minuti di lavaggio generale in bagno, sosta di 5 minuti davanti all’armadio per decidere cosa mettersi, 30 minuti di scooter sulla MI-TO, caffe della macchinetta in redazione, articoli, telefonate e mail, pausa pranzo, articoli, telefonate e mail, 30 minuti di scooter sulla TO-MI, 60 minuti per attività fisica in palestra, doccia, cena, check-mostri sotto il letto, letto…si ottiene una settimana di giorni della marmotta. Questo dovrebbe far pensare.